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Sabato 16 al Museo Civico conferenza ” Io Cino, tu Cini, egli Cina ”

Sabato 16 febbraio, alle ore 17, nella Sala delle Lunette del Museo Civico, nel Chiostro di Santa Croce, si terrà la conferenza a partecipazione gratuita Io Cino, tu Cini, egli Cina. Da Confucio alla globalizzazione (passando per Vidua)” con relatore Fabio Lavagno (reduce da una esperienza di quattro mesi a Taiwan per perfezionare la lingua cinese, già studiata a Venezia, a Ca’ Foscari, dove si è laureato in lingue orientali, approfondite successivamente alla Sorbona di Parigi dove ha compiuto  anche studi di carattere storico).

Tutti gli intervenuti alla conferenza potranno quindi, alle 18,30, prendere parte a una visita guidata gratuita alla mostra Carlo Vidua. Una vita in viaggio, dal Monferrato all’Estremo Oriente (1785-1830), recentemente aperta al Museo Civico. La mostra consente di ammirare oggetti, libri, dipinti e reperti raccolti da Carlo Vidua nel corso dei viaggi che compì, a partire dal 1818, in tutti i continenti e che costituiscono un unicum sul territorio piemontese e si pongono a livello nazionale e internazionale per rarità ed eterogeneità dei materiali. La visita sarà incentrata sugli oggetti cinesi esposti.

Il doppio appuntamento, a cura della Biblioteca Civica e “Giovanni Canna” e del Museo Civico, è organizzato nei giorni nei quali in Oriente si festeggia il capodanno: un vocabolo che ha significati, anche temporali, assai diversi tra Occidente o Oriente e diventa simbolicamente il filo conduttore di un confronto tra i modi d’essere e di pensare, di concezioni del mondo diverse se non diametralmente opposte ma ormai inestricabilmente connesse. 

Globalizzazione è un concetto che da diversi anni accompagna il dibattito e l’azione culturale e politica sino a diventare parola ormai radicata nel senso comune collettivo e non di rado usata anche a sproposito. E tuttavia: sappiamo davvero affrontare i problemi connessi alla globalizzazione? Conosciamo davvero culture, tradizioni e modi d’essere anche molto distanti dai nostri, e con essi sappiamo rapportarci e confrontarci? Oppure ci affidiamo ancora e sempre a luoghi comuni profondamente radicati nel senso comune?

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