Prosegue il consueto appuntamento con gli articoli a cura di Elena Paiuzzi, psicologa a indirizzo Cognitivo Comportamentale, abilitata in EMDR. Ha una formazione specifica in psicotraumatologia, affronta abitualmente problematiche legate all’ansia, alla depressione e ai consueti disturbi psicopatologici con bambini, adolescenti e adulti.
Parliamo di paura? In questo tempo di nuove abitudini, restrizioni e notizie impazzite, la paura è forse l’emozione che prevale, che lega tutti quanti e ci rende umani: tranquilli, è normale.
Non dobbiamo avere paura della paura e non è vero che è debole chi la sperimenta, anzi.
La paura ci tiene al sicuro, ci mette in guardia e ci spinge ad applicare tutte le misure necessarie per evitare i pericoli.
Attenzione però a quando questa emozione si estremizza e smette di essere sana perché può sfociare nel terrore e impedirci di vedere le cose in modo oggettivo. A quel punto ogni situazione ci appare peggiore di quel che è: ad esempio, ci viene spontaneo selezionare solo informazioni negative che non fanno che confermare la nostra ansia.
Cosa fare in questi casi?
Intanto rendersi conto di quanto ci sta accadendo: l’emotività ha preso il sopravvento e non è più controllabile. Dunque, soprattutto in un momento come questo, fermiamoci. Proviamo a spostare l’attenzione sui numeri buoni, come quelli dei positivi asintomatici o di coloro che, seppur presentando sintomi, guariscono. Insomma, impariamo a conoscere il “nemico” con cui abbiamo a che fare, conoscerlo ci fa avere controllo su di lui.
Ognuno di noi possiede risorse, strategie di resistenza e di difesa, per affrontare piccoli e grandi traumi. Il nostro cervello, appunto, è “programmato” per salvarci, possiede un sistema di auto cura, anche se non sempre è sufficiente. È importante rendersene conto e, se non basta, chiedere aiuto per non portarsi nella scarpa, ora o anche in futuro, questo “sassolino” di quarantena.
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Articolo a cura di:
Elena Paiuzzi
Psicologa-psicoterapeuta cognitivo comportamentale e EMDR