Emergenza Coronavirus

Il coronavirus visto dai bambini

Prosegue il consueto appuntamento con gli articoli a cura di Elena Paiuzzi, psicologa a indirizzo Cognitivo Comportamentale, abilitata in EMDR. Ha una formazione specifica in psicotraumatologia, affronta abitualmente problematiche legate all’ansia, alla depressione e ai consueti disturbi psicopatologici con bambini, adolescenti e adulti. 


Tutto è iniziato come una vacanza che si prolunga, niente scuola e neanche la mamma lavorava. Poi però non si poteva più andare al parco con i pattini e neanche vedere gli amici o i nonni. Dopo un po’ anche la mamma era diversa, rideva di meno, era spesso al telefono, sembrava preoccupata quando guardava la tv o il cellulare.

In questo momento i bambini, soprattutto i più piccoli, quelli in età prescolare, hanno bisogno di sicurezza. Loro si trovano in quello che viene definito lo stadio pre-astratto dello sviluppo cognitivo e dunque non hanno ancora sviluppato le competenze per un pensiero ipotetico.

Questo significa che la loro interpretazione della realtà passa da quella del genitore, per questo motivo dobbiamo evitare di proiettare su di loro le nostre paure.

I bambini vivono nel presente, non si occupano di quello che succederà domani: a casa si annoiano, sono dispiaciuti perché non possono andare a giocare fuori, ma bisogna tenere presente che non sono tormentati dalle stesse angosce degli adulti a proposito del futuro.

Per questa ragione non hanno bisogno di essere tenuti all’oscuro, ma di verità: il metodo migliore è fornire loro spiegazioni semplici e chiare che corrispondano alla percezione che hanno loro del mondo. Inoltre dobbiamo stare attenti ad essere coerenti: è sbagliato dichiarare non è nulla e poi mostrarsi visibilmente preoccupati, o parlare usando espressioni allarmanti.

I più piccoli in particolare, durante questa emergenza, hanno perso la loro dimensione ludica, fondamentale i quella fascia d’età, il gioco all’aria aperta, le relazioni con i coetanei, rapporti che loro non possono compensare con i social network come fanno i più grandi. Per questa ragione l’umore delle figure di rifermento è fondamentale per loro: la visione che i bambini hanno di questa situazione dipende fortemente da quella dei genitori.


Articolo a cura di:

Elena Paiuzzi

Psicologa-psicoterapeuta cognitivo comportamentale e EMDR

www.psicologa-alessandria.it


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