Emergenza Coronavirus

Allegria di naufragi – Aspetti positivi del Covid-19

Prosegue il consueto appuntamento con gli articoli a cura di Elena Paiuzzi, psicologa a indirizzo Cognitivo Comportamentale, abilitata in EMDR. Ha una formazione specifica in psicotraumatologia, affronta abitualmente problematiche legate all’ansia, alla depressione e ai consueti disturbi psicopatologici con bambini, adolescenti e adulti. 


Ungaretti diceva che la guerra è stata per lui l’esperienza decisiva, quella che l’ha fatto scendere davvero nella profondità delle cose. Certo, lui la descrive come uno degli eventi più dolorosi che riesca a ricordare, uno spartiacque, uno di quegli avvenimenti capace di tagliarti in due la vita. 

Ricordiamo però quel titolo, anche se provvisorio, “Allegria di naufragi”: Ungaretti lo sceglie perché, in contrasto con la sua terribile quotidianità di soldato in trincea, scopre un clamoroso attaccamento alla vita e si rende conto che questa spinta vitale, enorme e mai conosciuta, non sarebbe mai esistita senza un’altra altrettanto forte e di segno opposto.

Ovviamente qui non siamo in trincea e tutta la semantica della guerra è in generale rifiutata per parlare dell’emergenza Covid-19. Ma non possiamo negare che, in questo nuovo mondo, a cui per forza di cose ci siamo adattati, ci siano degli aspetti positivi in cui altrimenti non saremmo mai inciampati. 

Di che reggimento siete, fratelli?

Ancora una volta Ungaretti per spiegare il senso di solidarietà che naturalmente si attacca agli esseri umani quando devono condividere un’esperienza dolorosa. 

Diversamente da quanto accadeva prima, gli incontri causali per strada, nei rari momenti in cui si esce per necessità, sono un evento eccezionale. Ci si saluta, si scambiano due parole da lontano, ci si sorride dietro alla mascherina. Per non parlare di tutti gli infermieri, dottori, la grande risposta dei volontari, delle donazioni, forse stiamo creando una convivenza civile più distesa, più umana, forse, in cui l’Essere prevale sull’Avere.

Dalla nostra parte ora abbiamo anche il tempo, a cui ora, senza la fretta del quotidiano di prima, diamo un valore diverso: stiamo sul presente e molti hanno smesso di gettarlo via, continuando ad essere proiettati sulle aspettative future. 

La noia può essere vista come un grande ostacolo da affrontare in questo momento. Ma guardiamo per un istante ai bambini: i bambini hanno bisogno di annoiarsi, come condizione naturale, perché la noia alimenta la fantasia, l’immaginazione nasce come antidoto alla noia: ed ecco che i bambini in questi giorni di attesa inventano giochi e modi per occupare il tempo che altrimenti non passerebbe più. Forse abbiamo molto da imparare da loro.

Le lezioni on-line sono un nodo dolente di questa situazione. Genitori, studenti e insegnanti spesso se ne lamentano: questo metodo non funziona. Ma di fatto, opponendosi, riabilitano la scuola perché riscattano ai loro occhi i contenuti che la scuola poteva e può ancora offrire, nonché il suo grande valore.

La logica dell’accumulo, su cui era fondata la nostra società, ci sta un po’ abbandonando. Il modello di sviluppo e di crescita ora non è più fondato solamente sul pil, ma su altri indicatori di benessere con cui, per forza, dobbiamo confrontarci. E non solo quello: ciascuno è costretto a rivedere il proprio sistema di misura degli eventi. Il mondo prima dell’epidemia era tutto basato sulla logica del trauma, ossia, ogni evento, anche il più piccolo, un guaio sul lavoro, un’interrogazione andata male, un litigio a casa: tutto poteva trasformarsi in un evento traumatico.

Confrontarci con una situazione simile ci dà una grande lezione, obbligandoci a rivedere fin dove arriva la nostra soglia del dolore, nonché la scala che ciascuno di noi adopera per misurare la sofferenza personale e la grandezza degli ostacoli che abbiamo di fronte. Difficilmente usciremo da questa esperienza senza essere cambiati in meglio.


Articolo a cura di:

Elena Paiuzzi

Psicologa-psicoterapeuta cognitivo comportamentale e EMDR

www.psicologa-alessandria.it


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