L’argentino Lucio Redivo, uno degli uomini più attesi di questa stagione è stato presentato “virtualmente” ufficialmente quest’oggi in diretta sui canali social della Novipiù JB Monferrato. Qui sotto la trascrizione dell’intervista realizzata dal nostro ufficio stampa con le domande arrivate dai cronisti.
Sono trascorse più di due settimane dall’inizio del tuo lavoro qui a Casale Monferrato: quali impressioni hai del club e della tua nuova squadra?
“Sono arrivato da poco e purtroppo non ho ancora potuto conoscere molto bene la città, anche a causa del periodo di quarantena che ho dovuto osservare. Il primo impatto con il club, lo staff e i compagni è stato estremamente positivo, mi hanno trattato da subito tutti molto bene, la sensazione è che tutti siamo molto concentrati e desiderosi di portare questa squadra il più in alto possibile. Per quello che ho potuto vedere finora direi che Casale Monferrato è un posto molto accogliente e spero di poterlo conoscere meglio nelle prossime settimane”.
La tua prima esperienza in Italia è stata la quarantena… Come hai vissuto quelle prime due settimane in una casa nuova, da solo e in attesa di cominciare una stagione che sarà senza dubbio molto particolare?
“Ovviamente è stato un primo approccio molto particolare, ma la società mi ha fornito tutto ciò che mi serviva in casa comprese delle attrezzature per potermi allenare. Grazie alla tecnologia ho potuto comunque conoscere i miei compagni, lo staff e anche di poter lavorare con il preparatore fisico. Ho dovuto organizzarmi e lavorare per essere pronto a lavorare con il gruppo. E’ la mia prima esperienza italiana, sto cercando di adattarmi al meglio agli usi e costumi anche se ci sono molte similitudini rispetto alla vita in Argentina”.
A Casale non si gioca una partita dal mese di febbraio. Da giocatore, sapere che sabato giocheremo una partita amichevole come ti fa sentire? Impaziente? Felice?
“La verità è che sono molto, molto felice di tornare a giocare, a sentire il campo, così come lo sono i miei compagni. Non gioco da febbraio, è vero, superando la quarantena in Argentina, poi qui in Italia, siamo fermi ormai da sette mesi e allenarsi da soli non è assolutamente la stessa cosa che farlo con la squadra. Sono davvero molto contento, non vedo l’ora di ricominciare a giocare”.
Parlaci di come hai iniziato a giocare a basket. Sicuramente Bahia Blanca ha dato al basket tantissimi campioni: Manu Ginobili e tutta la sua famiglia, Alejandro Montecchia, Pepe Sanchez e molti altri ancora, non ti sono mancati gli esempi da seguire.
“Ho avuto la fortuna di potermi allenare con questi campioni nei miei sei anni a Bahia Blanca, prima al Pacifico e poi al Bahia Basket, ho trascorso ore fantastiche con giocatori di questa grandezza, sono anche stato allenato dal fratello di Manu Ginobili, Sebastian, e ho vissuto insieme a un giocatore di grande esperienza come‘Pancho’ Hasen, che ha militato a lungo in Spagna ad altissimo livello con l’Estudiantes Madrid e mi ha sempre dato molti consigli per vivere come uno professionista”.
Anche tu hai una famiglia di sportivi, ce ne vuoi parlare?
“Sì, ma la mia famiglia è più calciofila. Anche io avevo iniziato a giocare da piccolo, ma avendo dei problemi di asma mia madre preferì farmi praticare uno sport indoor. Ho iniziato a giocare a basket con i miei compagni di scuola, che sono ancora i miei migliori amici, ma soprattutto ho inaugurato una filiera di cestisti nella mia famiglia, perché anche mio fratello minore e mio cugino hanno iniziato a giocare a basket”.
Come noto, hai fatto parte della nazionale medaglia d’argento agli ultimi Mondiali, una squadra piena di giocatori talentuosi ed esperti soprattutto nel reparto esterni (Campazzo, Vildoza, Laprovittola, Brussino) e non solo. In cosa ti è servito aver giocato ed esserti allenato con loro per diventare un atleta e un professionista migliore?
“Prima di tutto, dico che la sensazione di giocare per rappresentare il proprio paese non ha eguali, così come è stata una esperienza fantastica vincere un argento mondiale vicino a questi questi campioni, con un giocatore come Luis Scola che ha vinto tutto, che ha giocato al più alto livello anche nella NBA, e non può che spingerti a seguirlo nel cercare di migliorarti ogni giorno. Giocatori così possono insegnarti tantissimo soprattutto fuori dal campo, al di là del loro grandissimo valore sul parquet. Quando hai avuto la fortuna di conoscere e giocare con la generazione dorata della nostra nazionale, senti tuo il compito di portare avanti questa tradizione, l’eredità che hanno lasciato a tutta la pallacanestro argentina”.
Hai spesso sottolineato in passato la necessità di lavorare su di sé e sacrificarsi per superare i propri limiti, fisici e tecnici, e rendersi utile alla squadra. Quali sono state le richieste che ti hanno fatto coach Ferrari e lo staff in queste prime settimane di preparazione? Su quali aspetti del gioco ti hanno chiesto di lavorare di più?
“Ovviamente, oltre alla massima concentrazione che viene richiesta in tutti gli allenamenti, lo staff ha chiesto a tutti di avere pazienza. Non giochiamo da tantissimo tempo, bisogna lavorare ogni giorno senza avere l’ansia, rimanendo concentrati. Lavoriamo sul campo da poco più di una settimana sul parquet e bisogna essere bravi ad ascoltare tutti, sia i giocatori più esperti che i giovani che si stanno affacciando ora alla prima squadra e hanno bisogno dei consigli dei ‘grandi’”.
Hai già alle spalle due stagioni nel campionato spagnolo, sicuramente una delle competizioni di più alto livello in Europa. Hai anche giocato in Eurocup e in quelle stagioni hai affrontato formazioni come Real Madrid, Barcelona, Vitoria, Partizan, Limoges… Quali aspettative hai per la tua carriera in questo momento, a 26 anni?
“L’unica aspettativa che ho adesso è di arrivare più in alto possibile con questo club. Si tratta naturalmente di un lavoro da fare giorno per giorno, un grossissimo impegno. Sappiamo che questa sarà una stagione molto particolare, ma la testa è già proiettata al lavoro, a quello che bisogna fare per ottenere le soddisfazioni più grandi da questa stagione”.
Sappiamo che Bahia Blanca è una città molto importante per tutto lo sport argentino, non solo per il basket, e che conosci bene due calciatori di Bahia Blanca come Rodrigo Palacio e Lautaro Martinez, anche tu sei un tifoso? E di che squadra?
“Sono due ragazzi della mia città, li conosco entrambi. Mi sento molto spesso con Rodrigo, mi ha parlato molto dell’Italia, di come si vive qui, del cibo. Il calcio mi piace moltissimo, ovviamente non gioco più per non correre il rischio di infortunarmi, e naturalmente faccio il tifo per la più grande squadra argentina: il San Lorenzo!”.