Attualità

Confcommercio – Ferrari “Piemonte tutto zona rossa? Conseguenze gravissime per le imprese”

Per le imprese le chiusure sono una certezza, mentre gli aiuti sono una promessa. Chiediamo l’intervento di tutte le Istituzioni regionali, affinchè pretendano dal Governo chiarimenti e dati e, soprattutto, un intervento diverso.

Ferrari: “Forte perplessità per aver considerato tutto il Piemonte come unica zona rossa senza differenziazioni territoriali: le ripercussioni per le imprese colpite sono gravissime. Ora non abbiamo più solo il problema di come recuperare le perdite, ma si generano drammatici problemi di cassa: effettuati gli ordini, ora vanno pagati. Con quali soldi?”

Confcommercio della provincia di Alessandria esprime forte perplessità e totale delusione per il fatto che il Piemonte sia stato considerato, dal Ministro della Salute, integralmente come zona rossa, senza che vi sia stato un lavoro più nel dettaglio con una analisi della eventuale differenziazione territoriale in base al reale rischio epidemiologico delle diverse zone.

INASCOLTATE LE RICHIESTE DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE
“Inascoltate le nostre richieste – afferma con delusione il presidente di Confcommercio Alessandria Vittorio Ferrari -: nei giorni scorsi, durante giornate convulse e contraddistinte dal susseguirsi di anticipazioni sul Dpcm e sulle relative zone di rischio in cui sarebbe stato diviso il Paese, abbiamo richiesto ufficialmente al Presidente della Regione Cirio di farsi portavoce presso il Ministro della Salute della necessità di valutare per il Piemonte un differente livello di rischio in base ai territori, qualora risultassero in situazioni diverse uno dall’altro, dal punto di vista epidemiologico. Purtroppo l’appello del Piemonte è rimasto inascoltato ed il Ministro della Salute ha adottato l’ordinanza che tutti noi conosciamo”. 

I PROVVEDIMENTI PER LA ZONA ROSSA CI LASCIANO PERPLESSI
“Premettendo che i provvedimenti previsti per la zona rossa ci lasciano fortemente perplessi, rispetto ai criteri in base a cui alcune categorie sono state definite da un lato non essenziali e dall’altro evidentemente pericolose, visto che sono state chiuse, a differenza di altre, ed anche rispetto al loro reale impatto sulla curva epidemiologica, poiché in diversi ambiti considerati fonte di rischio non si interviene, chiediamo l’azione congiunta di tutte le istituzioni regionali – Regione Piemonte, Province e Comuni –  affinché si facciano parte attiva perché il Governo cambi questo tipo di orientamento e intervenga, con azioni che – se i dati della nostra regione lo impongono realmente, producano risultati concreti ed immediati nella lotta al virus, fornendo ai medici ed al personale sanitario (che, non dimentichiamolo, sono gli eroi di questo 2020) tutto il supporto necessario per vincere questa battaglia.

LA CHIUSURA E’ UNA CERTEZZA, GLI AIUTI UNA PROMESSA. DOBBIAMO INVERTIRE QUESTA EQUAZIONE MORTALE.
Inoltre siamo anche molto preoccupati sul tema dei cosiddetti ristori che dovranno essere varati per le imprese che nuovamente subiscono gli effetti del lockdown.
“In primis ancora una volta, l’ennesima, è arrivato il provvedimento di chiusura delle attività e non sono invece arrivati i contestuali i provvedimenti che spiegano alle imprese come sopravvivere. La chiusura è una certezza, gli aiuti sono una promessa. E’ ora di finirla e di invertire questa equazione mortale. Ogni ora che trascorre in attesa di questi provvedimenti riduce l’aspettativa di vita delle aziende e questo rende sempre più evidente la mancanza di considerazione che si ha nei confronti delle nostre imprese – aggiunge Ferrari -, definite d’altronde come “non essenziali”…

ATTACCO AL DNA DELL’ITALIA
Per alcuni settori la situazione è davvero drammatica, come per quelli del fashion, come abbigliamento, accessori, calzature, ma anche oggettistica, arredamento, che colpiscono principalmente una categoria che concentra, nei mesi di novembre e dicembre di ogni anno, dal 30 al 50% del proprio fatturato annuo. Servono dunque aiuti davvero immediati e adeguati, che devono essere subito inviati sul conto corrente delle imprese, con la funzione non solo di parziale copertura delle perdite, ma soprattutto come strumenti necessari per fronteggiare gli enormi problemi di cassa che si sono venuti a creare”.

GLI ORDINI SONO STATI EFFETTUATI: ORA CON CHE SOLDI LI PAGHIAMO?
“Gli ordini sono stati effettuati – prosegue Ferrari– e ora la merce va pagata: le imminenti scadenze di pagamento si vanno a sommare a quelle della stagione precedente che, a causa del lockdown primaverile, erano state parzialmente posticipate. Il problema della cassa è drammatico e si rischia di interrompere la catena dei pagamenti che, come per effetto di un macabro domino, mette a rischio tutta la filiera del made in Italy, della moda italiana”.

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