Le ulteriori restrizioni rischiano di sancire la chiusura quasi totale del settore: “Per noi è inaccettabile”
La manifestazione silente, ma determinata e simbolica, di circa 150 rappresentanti del settore “somministrazione” tenutasi mercoledì 28 ottobre scorso di fronte al palazzo della Prefettura, ha avuto lo scopo di mettere a nudo le drammatiche difficoltà di un comparto che oramai più che a terra è SOTTO TERRA.
“Le ulteriori restrizioni – afferma Mike Patitucci, presidente provinciale di Silb-Confcommercio – che sanciscono la chiusura totale al pubblico delle nostre aziende, più che il rischio a questo punto, determineranno la certezza del fallimento della stragrande maggioranza delle imprese che rappresentiamo!
Secondo quanto si apprende – prosegue Patitucci -, il contributo previsto dal Dl Ristori, che sarebbe calcolato su un mese di chiusura e questa volta rivalutato del 150-200%, sarà, per quanto essenziale, per nulla sufficiente a ristorare le perdite ben più ingenti del nostro comparto, chiuso per una parte – quella dei locali da ballo – da marzo!”
Da tempo infatti le imprese del settore e del territorio chiedono che i contributi siano sulla perdita di fatturato dell’intera stagione in corso, rispetto alla precedente, perché gli effetti negativi della pandemia sulle aziende del comparto si manifestano certamente in modo drammatico nei mesi di lockdowm, come quello di primavera e come quello stabilito per il Piemonte dal Dpcm del 3 novembre, ma non sono spariti nei mesi in cui i pubblici esercizi hanno potuto lavorare.
“Per questo – continua Patitucci – chiediamo interventi forti, fortissimi per il nostro comparto e per tutti quelli colpiti così duramente dagli effetti economici devastanti che la pandemia sta determinando. Chiediamo ad esempio che si consideri veramente di trasformare il 2020 e il 2021 come anni ad imposizione fiscale zero. Ci aspettiamo dal Governo un esempio tangibile ed uno sforzo senza precedenti, perché senza precedenti è – per gravità – questa situazione. Se è vero, come ci raccontano, che siamo stati il Paese che tutti hanno preso ad esempio per la gestione dell’emergenza sanitaria, vorremmo che lo fossimo anche per la gestione dell’emergenza economica. Ma ci pare che, in tal senso, rischiamo di arrivare primi solo se la classifica si leggesse al contrario”.
“Siamo inoltre disorientati dalle disarmonie tra territori che si sono create a seguito dell’ordinanza del Ministro della Salute – aggiunge Patitucci – citiamo ad esempio il Piemonte in zona rossa e la Campania in zona gialla: queste disparità di trattamento ci lasciano fortemente amareggiati e pieni di dubbi, non ne comprendiamo le motivazioni di fondo e lasciano gli imprenditori con un profondo senso di ingiustizia e di sconforto”.
Infine Patitucci chiude con una provocazione, simbolo di un settore stremato: “Siamo pronti a regalare le nostre attività allo Stato. Lo Stato ci assume? Ovviamente per gli imprenditori cedere la propria attività è l’atto di resa più estremo, questo giusto per far capire che davvero così non possiamo andare avanti. Noi vogliamo continuare ad essere imprenditori, con dignità e coraggio, come sempre abbiamo fatto. Ma chiediamo rispetto, per i nostri sacrifici, per i nostri sforzi, per quello che abbiamo dato e stiamo dando al Paese”.