Cultura

Incontro e visita istituzionale tra i siti UNESCO di Camagna Monferrato e Castelseprio

Nell’agosto dello scorso anno si era svolto a Camagna, in occasione della ricorrenza patronale di S. Eusebio, un primo simbolico incontro istituzionale tra i rappresentanti istituzionali dello stesso Comune piemontese, sito UNESCO per i “Paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato”, con il Sindaco di Castelseprio (VA), Silvano Martelozzo, in rappresentanza – con il Parco Archeologico di Castelseprio – del sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere 568-774”. All’incontro era stata invitata a partecipare anche Elena Percivaldi, storica medievista e autrice dei recenti volumi “I Longobardi. Un popolo alle radici della nostra Storia” (edizioni Diarkos) e “Sulle tracce dei Longobardi. Italia settentrionale” (Edizioni del Capricorno). La scelta del voler instaurare un rapporto tra le due realtà territoriali è stata compiuta per diverse ragioni: in primo luogo, far tesoro delle opportunità di visibilità internazionale offerte ai Comuni di piccole dimensioni dall’inscrizione in un sito UNESCO; in secondo luogo, per dar seguito alle ricerche legate all’origine del borgo di Camagna Monferrato condotte dallo storico locale, mancato diversi anni fa, Enzo Luparia.

Nella giornata di ieri, domenica 20 giugno, una delegazione camagnese, costituita dal sindaco, Claudio Scagliotti, dal vicesindaco Luca Beccaria e dall’assessore Francesca Grassi, si è recata in visita a Castelseprio; a riceverla, oltre al Sindaco del Comune lombardo Martelozzo, la preziosa e attenta presenza della medievista Elena Percivaldi, il cui citato libro “I Longobardi” è nella cinquina dei finalisti del prestigioso Premio Italia Medievale, nella sezione Editoria, insieme – tra gli altri – al “Dante” di Alessandro Barbero. Le votazioni sono ancora in corso (sul sito web https://www.italiamedievale.org/portale/premio-italia-medievale/) e termineranno il 31 agosto prossimo.

Il sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere 568-774”, di cui il 25 giugno ricorre il decennale, è costituito, oltre che dal Parco Archeologico di Castelseprio con la chiesetta di Santa Maria foris portas e il Monastero di Torba (sito, quest’ultimo, nel territorio comunale di Gornate Olona), da altri sei complessi monumentali distribuiti lungo l’intera penisola: il Complesso episcopale del patriarca Callisto e il Tempietto longobardo di Cividale del Friuli (UD), la Chiesa di San Salvatore e il Monastero di Santa Giulia a Brescia, la Chiesa di San Salvatore a Spoleto (PG), il Tempietto di Campello sul Clitunno (PG), il Complesso monumentale di Santa Sofia a Benevento e il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo (FG). La serie comprende dunque in tutto sette località che custodiscono le rilevanti testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree relative ai Longobardi. Il popolo longobardo, di origine germanica, realizzò tra il 568 (anno dell’ingresso in Italia) e il 774 (anno della conquista da parte di Carlo Magno) un regno destinato a incidere in maniera profonda e indelebile nella storia della nostra Penisola. Un’eredità cospicua e duratura, quella longobarda, sia nell’Italia centro-settentrionale che nel Mezzogiorno, dove il Ducato longobardo di Benevento, trasformatosi dopo la conquista carolingia in Principato, restò autonomo e conservò le proprie caratteristiche fino all’avvento dei Normanni nell’XI secolo.

La visita del 20 giugno è avvenuta in concomitanza con la giornata del Fondo Ambiente Italiano, al quale una parte del sito UNESCO del Seprio è legato a doppio filo: al FAI, infatti, appartiene il Monastero di Torba, acquistato nel 1977, quando ancora era noto come “Cascina Torba”, da Giulia Maria Mozzoni Crespi – recentemente scomparsa – e da lei donato al Fondo per salvarlo dal totale deperimento. I due beni sepriesi rappresentano una testimonianza unica sul piano storico, archeologico e artistico del periodo altomedievale. Fiore all’occhiello sono gli splendidi e preziosissimi cicli di affreschi: quelli del Monastero, risalenti all’VIII secolo, interpretano la vita religiosa del convento femminile benedettino istituito nella torre tardo-antica appartenente al contrafforte inferiore del castrum prospiciente la Valle del fiume Olona; quelli di Santa Maria foris portas, databili probabilmente al IX secolo, con la loro particolare iconografia relativa alle Storie della Vergine e dell’Infanzia di Cristo, condotte sui Vangeli Apocrifi da un anonimo pittore di probabile origine siriaca, rappresentano uno dei vertici assoluti dell’arte europea.

Commenta l'articolo

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Seguici su instagram!

Iscriviti alla Newsletter

Seguici su Facebook