Sono 109 le donne che nella civilissima Italia sono state uccise da una mano assassina, una ogni tre giorni. E in 93 di questi casi sono maturati in un ambito affettivo o familiare. E 63 sono stati i casi nei quali la vita è stata tolta loro da un partner o da un ex. Sono numeri che da soli fanno rabbrividire. E non possono lasciare indifferente nessuna persona che si dica un essere umano, che abbia anche solo una porzione minima di umanità. La violenza sulle donne è purtroppo un fenomeno che non conoscere limiti geografici, etnici, religiosi è tale dal Nord al Sud del Mondo, dall’Occidente all’Oriente senza distinzioni. Ma ciò che fa ancora più male è che nella nostra Italia, da che tutti conosciamo come culla di civiltà ancora oggi, 25 novembre 2021, possano esserci numeri simili.
E, a leggere le fredde statistiche, sono numeri in aumento, nonostante tutti i progressi che sono stati fatti nella legislazione.
Ma dietro questi numeri ci sono 109 donne, 109 vite stroncate di mogli, di madri, di figlie, di sorelle e sovente la mano che ha posto fine al loro cammino terreno era quella di un compagno di vita, di una persona che magari le aveva ipocritamente giurato amore, dedizione, tutte parole che suonano come una terribile beffa per coloro che sono state le vittime della loro mano vile ed assassina, perché soltanto in questo modo può essere chiamata.
Ma quello che ancora di più fa rabbrividire e induce a pensare è che queste 109 vite stroncate sono soltanto la punta di un iceberg ancora più grande, quello che nasconde tutte le donne che sono vittime delle mille forme di violenza, da quella fisica a quella psicologica.
Nella nostra società, è indubbio, molti passi avanti a favore ed a tutela delle donne sono stati fatti, ma moltissimo ancora rimane da fare. Del resto se dobbiamo ancora parlare di pari opportunità, vuol dire che ancora non sono tali e il retaggio di secoli di condizione di inferiorità della donna non si possono rimuovere per decreto ma con un’azione continua e quotidiana di sensibilizzazione nella famiglia, nelle organizzazioni sociali, nella scuola che può fare davvero moltissimo in questo senso.
Per impedire che ancora altre donne debbano morire, vittime di mani assassine e vili, lo ripeto e continuerò a chiamarle così perché tali sono, oltre ad una legislazione che allontani in modo netto il potenziale uccisore, ovviamente quando è possibile, occorre non abbassare mai la guardia in questo campo, potenziando l’ascolto e la protezione ovunque e comunque sia possibile. Dobbiamo tutte e tutti essere convinti di questo. E’ una battaglia difficile ma si può e si deve vincere.
Così Rossella Gatti; Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Valenza