Il 5 dicembre in vicolo Salomone Olper si rinnova la tradizione di un momento di condivisione e di arte. Si accendono le chanukkiot e si mostra la nuova lampada destinata ad entrare al museo dei lumi, accompagnata da una mostra e da una composizione originale
Domenica 5 dicembre, ultimo giorno della festa di Chanukkah, alla Comunità Ebraica di Casale Monferrato si rinnova una tradizione che da quasi 30 anni è diventata centrale nelle celebrazione delle feste di tutta la città. Un momento che unisce l’arte con la gioia della condivisione di un messaggio universale, rappresentato dalla luce al centro di questa festa ebraica, ma anche di molte altre ricorrenze di questo periodo attorno al Solstizio di Inverno. Come sempre l’appuntamento in vicolo salomone Olper è in due parti: alle ore 16.30 in Sala Carmi l’arte, con l’ingresso di una nuova opera nel Museo dei Lumi che raccoglie oggi 250 Chanukkiot: le lampade realizzate da grandi artisti italiani e internazionali appositamente per questa collezione unica al mondo. Al termine, intorno alle 17.30, le tante lampade, collocate nel Cortile delle Api, saranno accese dalle autorità locali e da tutti i rappresentanti delle confessioni religiose del territorio che da sempre intervengono alla cerimonia. Non mancano mai rappresentanti della Diocesi di Casale, delle Comunità Islamiche, delle diverse confessioni cattoliche e persino dei templi buddisti per esprimere il loro pensiero legato alla luce e alla pace. Poi è la volta dei bambini, chiamati ad accendere tutte le chanukkiot sparse per gli spazi della Comunità.
La lampada n 251 che entrerà nella collezione del Museo dei Lumi di Casale Monferrato è quella dell’artista ovadese Mirco Marchelli. Che illustra così la sua opera: “L’idea era di utilizzare le candele come fossero le colonne di un tempio che è allo stesso tempo, il portico di uno spazio teatrale. Tutto è realizzato partendo da materiali riciclati, compreso le stesse candele. L’opera è costruita con i pezzi di legno che trovo semplicemente sparsi nel mio laboratorio, scarti di altre opere, parti di mobili e finestre, la caratteristica incredibile è che ognuno finisce sempre per incastrarsi perfettamente con gli altri. Anche per questo abbiamo pensato di chiamare la lampada ‘Di luce naturale’ giocando sul fatto che ha solo elementi della natura che si sono in qualche modo trovati in modo spontaneo”. Il tempio/teatro ha la caratteristica di essere completamente aperto, senza un tetto o pareti laterali. “E’ una cifra del mio percorso creativo quella di creare contesti che sottolineano l’assenza: del colore o dei suoni. Lasciare spazi, bianchi dove la nostra immaginazione riempie la mancanza di un contenuto evidente. In questo caso la nostra fantasia riempie una scena vuota”. Fa eccezione il fondale costituito da punti cromatici tenui che suggeriscono un colore piuttosto che evidenziarlo. Quasi a riflettere la lampada sui due piani distinti, ci saranno altri elementi colorati sul basamento e sulla parete su cui sarà collocata”.
Una mostra e una musica sulla successione di Fibonacci
Un teatro vuoto che sarà riempito dalla musica: per Mirco Marchelli (a lungo trombettista nella band di Paolo Conte) suoni e percezioni visive sono indissolubili. Per questa occasione ha concepito un mostra che ammicca al mondo sonoro “Riguardo ad un Frastuono Rimbombante”: una 15na di opere che rappresentano un viaggio nella sua concezione artistica. Anche queste realizzate con materiali di recupero: come legno, carte, gomme e frammenti di specchi. Il colore di partenza è il bianco (colore muto per eccellenza) su cui si innestano elementi geometrici colorati. Una costruzione di quella che Marchelli chiama “contrapposti ossimorici come scintille di luce naturale”. E proprio la musica diventa il perfetto compendio della mostra in un brano musicale che potremo ascoltare durante l’inaugurazione. Una composizione che si basa su un frammento di un Kyrie di Mozart proposto per cinque trombe barocche, una suonata dal vivo, altre 4 su traccia registrata. La scansione ritmica con cui sono strutturate le figure musicali è costituita da una successione di Fibonacci, progressione matematica ben presente in natura e alla base anche della famosa sezione aurea dell’arte.
Chi è Mirco Marchelli
Mirco Marchelli è nato a Novi Ligure nel 1963. Vive e lavora a Ovada, in provincia di Alessandria.
Artista dalle capacità poliedriche, Marchelli dalla metà degli anni Novanta sviluppa, in continuità con la sua ricerca musicale, le prime opere nel campo delle arti visive. Le chiavi interpretative del suo lavoro sono la memoria e il fascino che si sprigiona da oggetti di uso comune; aste di bandiere, sgabelli, piccoli mobili, pezzi di legno o di tessuto, libri, quaderni contabili, registri, scatole e fotografie sono rivestiti da uno strato di cera che le eterna e trasfigura. Marchelli ridà vita e significato a questi materiali, mettendo a frutto le loro risonanze e le storie di cui sono espressione per raccontare qualcosa di nuovo; non si limita ed evocare ricordi, ma suscita suggestioni che ripiegano in un vagheggiamento del passato.
Il suo essere artista-compositore, ovvero compositore-artista, non è un elemento incidentale, o una casualità biografica (per molti anni è stato trombettista della band di Paolo Conte), bensì la chiave di accesso al mondo singolarissimo che ha costruito in tanti anni.
Prendendo a prestito il linguaggio della critica musicale, si potrebbe dire che l’artista procede per plastiche progressioni modulanti e per ornamentazioni. In lui non c’è frattura tra musica e pittura: sceglie “ingredienti” molto vari per materia, aspetto e provenienza, fonde ed elabora il tutto con modi liberissimi ed estro fantastico, eppure secondo metodi rigorosi, così come fa un compositore, nello sviluppo di una forma-sonata, e a quelle “vecchie cose” ricuperate conferisce nuovo senso e sapore, sfruttandone le “risonanze”, le storie di cui sono portatrici. A partire dal 2017, Marchelli sperimenta la ceramica, materiale inedito per la sua ricerca artistica, che diventa protagonista di un nuovo ciclo di opere.
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