Alla Winter School 2022 di Napoli, dal titolo “Cambia la Sanità. Reinventare Processi, Ruoli e Competenze”, organizzata da Motore Sanità, promossa e divulgata da Mondosanità e Dentro la Salute e realizzata con il contributo incondizionato di Gilead, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, AlmavivA, Daiichi Sankyo, GSK, IBM, Sanofi, Angelini Pharma, Kyowa Kirin, Siemens Healthineers e Teva, le parole protagoniste della sessione “Ragionare sulla nuova sanità che si prospetta: la rivoluzione del PNRR grazie al DM 71 e l’aggiornamento del DM 70” sono state integrazione, continuità e tecnologia: integrazione tra le strutture ospedaliere e territoriali, garanzia sulla continuità delle cure e investimenti in tecnologia mediante l’acquisto di grandi apparecchiature all’avanguardia, investimenti in ristrutturazione di edilizia ospedaliera e digitalizzazione dei processi clinico-assistenziali. Un approfondito intervento è stato fatto Alessandro Stecco, Presidente IV Commissione Sanità, Regione Piemonte.
“In Piemonte, la Regione in cui vivo e opero, attraverso il PNRR si investiranno 430 milioni di euro, per rafforzare il sistema della sanità territoriale: 214 milioni porteranno alla realizzazione di 91 case di comunità, 29 ospedali di comunità e 43 centrali operative territoriali. L’obiettivo è quello di potenziare il sistema della sanità territoriale per promuovere un nuovo modello di presa in carico del paziente che garantisca il migliore rapporto di continuità assistenziale nel percorso di cura tra ospedale e territorio. I fondi saranno così suddivisi: 214 milioni saranno utilizzati per la realizzazione di 91 case di comunità, 29 ospedali di comunità e 43 centrali operative territoriali; 78 milioni verranno investiti per l’ammodernamento del parco tecnologico delle strutture sanitarie; 138 milioni serviranno per l’adeguamento sismico di diversi ospedali. Per la prima volta, dopo 7 anni, i posti letti del SSR in Piemonte verranno incrementati, dopo anni di tagli e riduzioni”.
Entrando nel dettaglio suddiviso per provincia ecco gli investimenti:
∙ Alessandria: l’investimento complessivo è di oltre 60 milioni di euro (9 Case di comunità, 3 Ospedali di comunità e 4 Centrali operative territoriali), a cui si aggiungono per l’ammodernamento tecnologico 9 milioni e altri 29,4 milioni per l’adeguamento sismico.
∙ Asti: l’investimento complessivo è di oltre 30 milioni di euro, (5 Case di comunità, 1 Ospedale di comunità e 2 Centrali operative territoriali), a cui si aggiungono per l’ammodernamento tecnologico 6,7 milioni per l’ospedale di Asti e altri 17 milioni per l’adeguamento sismico.
∙ Biella: l’investimento complessivo è di 15,2 milioni di euro (3 Case di comunità, 1 Ospedale di comunità e 2 Centrali operative territoriali), a cui si aggiungono per l’ammodernamento tecnologico 1,4 milioni e altri 6,6 milioni per l’adeguamento sismico dell’Ospedale degli Infermi.
∙ Cuneo: l’investimento complessivo è di 55,8 milioni di euro (14 Case di comunità, 5 ospedali di comunità e 6 Centrali operative territoriali), a cui si aggiungono per l’ammodernamento tecnologico 10,4 milioni e altri 11,3 milioni per l’adeguamento sismico.
∙ Novara: l’investimento complessivo è di 38,7 milioni di euro (7 Case di comunità, 2 Ospedali di comunità, 3 Centrali operative territoriali, a cui si aggiungono 5,2 milioni per l’ammodernamento tecnologico e l’acquisto di attrezzature dell’Asl e dell’ospedale Maggiore di Novara e 17,6 milioni circa per l’adeguamento sismico del SS. Trinità di Borgomanero.
∙ Torino: l’investimento complessivo è di oltre 205 milioni di euro (48 Case di comunità, 15 Ospedali di comunità e 23 Centrali operative territoriali), a cui si aggiungono per l’ammodernamento tecnologico circa 37 milioni e altri 57 milioni per l’adeguamento sismico.
∙ VCO: l’investimento complessivo è di 13,3 milioni di euro (3 Case di comunità, 1 Ospedale di comunità e 1 Centrale operativa territoriale), a cui si aggiungono 6,2 milioni per l’ammodernamento tecnologico.
∙ Vercelli: l’investimento complessivo è di 14,4 milioni di euro (5 Case di comunità per un totale di 7,5 milioni di euro, 2 Ospedali di comunità, in tutto 5 milioni di euro e 2 Centrali operative territoriali, per un totale di 200 mila euro, a cui si aggiungono 3,2 milioni per l’ammodernamento tecnologico. In particolare alle Case di comunità di Vercelli (in via Crosa), Santhià e Varallo, che ricadono nella competenza dell’Asl di Vercelli, si aggiungono anche quelle di Trino, che ricade nella competenza dell’Asl AL, e Crescentino, che ricade nella competenza dell’Asl TO4. Risorse anche per 2 ospedali di comunità a Gattinara e a Crescentino (quest’ultimo ricade sempre nella competenza dell’Asl To4).
“Il Covid ha sublimato ciò che era evidente: le carenze di reti di prossimità, delle strutture e della telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale – ha proseguito Stecco -. Un paradigma che è strettamente legato a quello delle ‘cure Intermedie’, concetto mutuato dall’approccio anglosassone che mira ad evitare i ricoveri inappropriati in ospedale, ottimizza la dimissione dalle strutture di ricovero e garantisce assistenza a pazienti con condizioni complesse. Le “cure intermedie” quindi sono soluzioni organizzative innovative per dare risposte ai diversi bisogni assistenziali che il Covid-19 ha messo a fuoco. Tra queste soluzioni appunto si collocano le case di comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali”.
L’ospedale di comunità vuole coprire una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, con la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni socio-sanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e più prossimi al domicilio. È una struttura capace dal punto di vista strutturale, tecnologico e organizzativo, di garantire qualità delle cure, sicurezza dei pazienti, misurazione dei processi e degli esiti. L’ospedale di comunità può avere una sede autonoma o essere collocato in una casa di comunità diventando così una realtà sanitaria multifunzionale.
Le case di comunità dovrebbero fungere da struttura sanitaria di prossimità e di facile individuazione dove i cittadini troveranno le loro risposte relativamente al sistema di assistenza sanitaria e sociosanitaria fruibile in modo integrato e multidisciplinare non solo sanitari ma anche sociale. Nel PNRR si prevedono 1 Casa di Comunità hub per ogni Distretto e almeno 3 Case di Comunità spoke (1 ogni 30/35.000 nelle aree metropolitane; 1 ogni 20/25.000 abitanti nelle aree urbane e sub-urbane; 1 ogni 10/15.000 abitanti nelle aree interne e rurali) per favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali.
Ruolo di concertazione di questo nuovo paradigma è la Centrale Operativa Territoriale (COT) ogni 100.000 residenti al fine della valutazione multidimensionale e presa in carico unitaria socio-sanitaria delle segnalazioni non urgenti di assistiti fragili a livello distrettuale da parte di vari operatori per l’accesso guidato, nella rete di servizi territoriali e in dimissione protetta ospedaliera, all’assistenza domiciliare integrata, semiresidenziale e residenziale e nei passaggi tra luoghi di cura. Il paradigma delle cure intermedie si muove dal territorio alla salute per tornare alla comunità con scelte assistenziali modulate dai bisogni delle popolazioni afferenti.
“Come ho articolato anche ai colleghi del Consiglio regionale durante la votazione per rendere operativa la progettualità delle nuove strutture sanitarie piemontesi, siamo al primo tassello di un progetto che ha un respiro molto ampio – ha spiegato Alessandro Stecco -. Con quel tassello si potrebbe parlare di hardware, della mappa, di dove gli ospedali, le case di comunità e i COT andranno ad insistere. Ma come queste strutture opereranno, il software il manuale d’uso, è la riforma della sanità territoriale con il Decreto Ministeriale 71 e di riflesso anche il “nuovo DM 70” oltre agli accordi contrattuali specifici per le professioni. È palese che uno dei nodi da sciogliere sarà relativo al tema del personale, già approcciato dal Ministero della Sanità con una deroga ai tetti di spesa con una programmazione a salire dal 2022 fino al 2026 che permetterà alla sanità territoriale di riempire di significato operativo l’hardware che appunto sono le case di comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali”.