Nicla La Verde, tesoriere di Women for Oncology Italy: “Abbiamo una presenza femminile attiva sul territorio molto ampia, inesistente però nelle trattative internazionali”.
Ognuno di noi, ormai da 30 giorni a questa parte, sta guardando attonito al conflitto in Ucraina e ognuno di noi sta cercando di fare la sua parte.
“Siamo a conoscenza delle grandi difficoltà dei colleghi e delle colleghe del mondo medico ucraino e russo e alcuni di noi hanno dato la propria disponibilità ad accogliere i profughi”, spiega Nicla La Verde, Direttore Unità Operativa Complessa Oncologia, Ospedale Luigi Sacco di Milano e tesoriere di Women for Oncology Italy. “Nello specifico accogliamo pazienti, che arrivano dall’Ucraina e che hanno bisogno di continuare le cure che, per via della guerra in corso, sono stati costretti a interrompere.
Abbiamo esempi virtuosi, a partire dalla Professoressa Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy, che ha accolto un paziente ucraino nel suo reparto per il proseguo delle cure. Da un lato abbiamo questo fronte che seguiamo noi, dall’altro vediamo anche donne medico sul campo di guerra che aiutano i loro connazionali a livello sanitario. E questo, in particolare, stride con un’informazione di retaggio maschilista tra i nostri mass-media. Spesso e volentieri, noto che le intervistate non sono le giornaliste e le dottoresse del luogo. Non si dà spazio nemmeno alla vicepremier ucraina. Eppure, sul fronte della guerra, sono impegnate tutte le donne, a qualsiasi livello: abbiamo una presenza femminile sul territorio molto ampia. Come tesoriere di Women for Oncology Italy, questo continua a farmi specie, perché è un chiaro indicatore che qualcosa non va nel nostro sistema. E non solo da noi. Le donne ucraine, al pari degli uomini, stanno combattendo questa guerra a discapito della propria vita, ma non sono presenti ai tavoli importanti, dove avvengono le trattative internazionali. Le poche eccezioni di donne con un ruolo apicale, non ricoprono alcun ruolo fondamentale. Si tratta dell’ennesima prova che, nonostante i nostri studi, le carriere e gli impegni, qualcosa blocca il raggiungimento degli obiettivi finali”.