Parte dalle bucce dell’uva Nebbiolo lo studio interdisciplinare condotto dai liceali dell’IIS Sobrero di Casale Monferrato in collaborazione con Enosis, Fondazione IRCCS di Milano e Upo
Parte dalle bucce dell’uva Nebbiolo, ovvero dalle loro proprietà antiossidanti, il recente studio condotto dai liceali dell’IIS Sobrero Letizia Mutti, Luca Figazzolo e Lisa Guarnero, quale approccio altamente innovativo ed ecosostenibile nella terapia antitumorale, premiato lo scorso 11 aprile al Concorso Nazionale “I Giovani e le Scienze” e indetto dal Fast, per accedere alla 33° edizione di Eucys (Concorso Europeo per giovani scienziati).
Si chiama “EnoMed” ed è stato elaborato sotto il coordinamento della Biologa Anna Chiara Arecchi e del Tecnico di Laboratorio Chimico Patrizia Cascio, in seguito ad una sperimentazione su estratti di antiossidanti naturali su cellule di tumore mammario con l’Istituto Tumori di Milano.
Il progetto “EnoMed, il potere degli antiossidanti dell’uva: una prospettiva Green per la terapia antitumorale” è stato realizzato all’insegna dell’interdisciplinarietà, grazie alla collaborazione della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dell’Università del Piemonte Orientale e del Centro di Ricerca Applicata Enosis di Donato Lanati di concerto col Dipartimento di Elettronica del Sobrero.
In particolare, “EnoMed” si è aggiudicato il “2022 Society for Science Community Innovation Award” della Society for Science (USA) per essere il progetto con la maggiore componente innovativa e di impatto sulla comunità di appartenenza, oltre all’accreditamento a Regeneron ISEF, la Fiera Internazionale della Scienza e dell’Ingegneria, che si terrà a maggio ad Atlanta (Georgia, USA).
“La ricerca è partita da un progetto scolastico sulla determinazione dei polifenoli (antiossidanti naturali) nei frutti rossi, dal quale è emerso che le bucce di mirtillo ne avessero la maggior concentrazione – spiega la Cascio, da quasi 30 anni anche nel prestigioso team scientifico di Enosis Meraviglia. Ed è stato proprio da questa importante esperienza che la stessa Cascio ha acquisito esperienza e sapienza tali da suggerire di trasferire la sperimentazione, dalle bucce di mirtillo a quelle di uva Nebbiolo. – La scelta di questa cultivar è stata effettuata grazie al suo profilo polifenolico ad elevata attività antiossidante, che giustifica il motivo per cui questo vitigno autoctono piemontese sia adatto per vini da invecchiamento di alta qualità, in quanto l’effetto sinergico dei polifenoli di questa varietà è in grado di contrastare l’ossidazione nel tempo. Le bucce di Nebbiolo, pur avendo un quantitativo complessivo inferiore alle bucce di mirtillo, hanno esplicato una maggiore attività antiossidante sulle cellule tumorali. Da qui è partita la ricerca”.
“Negli ultimi due anni, la pandemia ha destabilizzato ognuno di noi, privandoci della nostra quotidianità, di innumerevoli opportunità e, anche, di assistenza e servizi – osserva la Arecchi. – Alcune categorie hanno sofferto più di altre, come i malati di cancro che hanno dovuto interfacciarsi con un’assistenza sanitaria spesso resiliente nell’affrontare l’emergenza. Il nostro progetto mira a trovare sistemi di supporto naturalmente disponibili per i trattamenti antitumorali convenzionali, utilizzando antiossidanti naturali estratti con il metodo Green da substrati vegetali, quali sono le bucce di nebbiolo e gli scarti di lavorazione del vino locale, il cui recupero è valorizzato secondo i principi dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale”.
Così, sono stati quantificati diversi tipi di polifenoli tra quelli estratti: – queste biomolecole sono caratterizzate da un forte potere antiossidante che può essere esercitato disattivando i ROS (Specie Reattive dell’Ossigeno). Le cellule tumorali sono sottoposte ad un elevato stress ossidativo, con un’elevata produzione di ROS, che le porta ad evitare l’apoptosi, proliferare e metastatizzare. In questo contesto, gli estratti polifenolici preparati e caratterizzati al Sobrero, mediante spettrofotometria Uv-Vis e HPLC (con il supporto del Centro di Ricerca Enosis), si sono rivelati particolarmente efficaci nell’inibire la produzione di ROS e il loro effetto biologico -. L’ultima parte del protocollo è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ed è stata effettuata da Letizia, Luca e Lisa nel Laboratorio di Patologia Molecolare e Bioimaging dell’Università del Piemonte Orientale.
“L’apporto di Enosis è consistito nelle lunga conoscenza delle uve Nebbiolo, ricche di tannini e di numerosi antiossidanti – apprezza l’enologa e biologa Dora Marchi Direttore Tecnico e Responsabile del Laboratorio di Controllo Qualità di Enosis; – la ricerca è un potente strumento per dare voce alla scienza che, in questo caso, fondendo studi, esperienza e passione, ha generato un’importante letteratura scientifica, non solo al vantaggio del mondo enoico, ma con potenziali anche per comparto medico e clinico”