L’ultimissimo concerto di Monfrà Jazz Fest 2022 ha il sapore del pieno autunno, delle vigne che tendono al carminio, del “ribollir dei tini” carducciani e di tanto, tanto swing. Certo, dopo 42 concerti da giugno fino a questo 30 settembre, si ha davvero l’impressione che questa rassegna abbia seguito il ritmo delle stagioni, seminato, visto crescere e mietuto (successi) e adesso sia tempo di un po’ di riposo. Non prima di aver mosso ancora per l’ultima volta i piedi a tempo, però.
Una sensazione a cui contribuisce il luogo dove si svolge questo ultimo appuntamento del 2022. Siamo negli altissimi sottotetti della Mazzetti d’Altavilla, capriate alte oltre 5 metri di un monastero dell’800 che dai primi del XX secolo è la casa di questa prolifica famiglia di mastri distillatori. Questa estate lo spazio è stato riaperto al pubblico completamente restaurato e il concerto del MonFJ è stato il primo evento ad essere ospitato. Elisa Mazzetti porta al pubblico i saluti di una dinastia di cui lei rappresenta la settima generazione in azienda. Ima Ganora, Presidente dell’Accademia Le Muse e fondatrice del festival, si lascia andare ad un bilancio intonato alla stagione: “Questa serata è un po’ come se fosse una “courmà”, una festa di fine raccolto. Questa quinta edizione è stata davvero un lungo viaggio lungo le colline del Monferrato insieme a tanto jazz in luoghi tutti da scoprire. Un’ultima tappa che è anche un punto di ripartenza verso la prossima edizione”. Insomma, organizzare il MonJF è come stare in vigna: non si smette mai di lavorare.
Prima di pensare al futuro gustiamoci questa leggenda del Jazz italiano, classe 1941, milanese doc, che nemmeno un maxi-ingorgo sulla A4 ha potuto trattenere dall’essere qui. Vittorio Castelli è lo storico leader di una band che si chiama Swinghera, giusto per chiarire subito cosa ci sarà in programma. E lo swing arriva leggero e veloce come un treno a vapore in un musical degli anni 30. La Swinghera pesca dai classici, complice il suono rotondo e il fraseggio aperto di Castelli al clarinetto, c’è praticamente tutto il repertorio passato da Benny Goodman, tra cui “Pennies from heaven” che lo stesso Castelli canta con una voce roca identica a quella di Louis Armstrong.
Mentre tra il pubblico passa la Grappa 7.0 di vitigno Ruchè, “Grande struttura che si coniuga a freschezza con sentori di viola” spiega Elisa Mazzetti, c’è il tempo di dedicarsi un po’ anche a Fats Waller con una Honeysuckle Rose che mette in evidenza le doti di Stefano Pennini al pianoforte (scoperto già dai monferrini nel 2015 nella rassegna Bacco & Bach). La sezione ritmica, formata anche da Riccardo Vigorè (contrabbasso); Marco Volpe (batteria), macina pezzi in cui ogni nota o colpo di spazzola va sempre al posto giusto. Passa un po’ di blues senza rallentare, poi Duke Ellington con the Mooche e Take the A train e il treno arriva a destinazione, senza accorgersene, dopo quasi un’ora e mezza di musica. Il bis con “What a wonderful world” è l’ultimo pezzo di Monfrà Jazz Fest 2022 e porta un po’ di inevitabile malinconia prima dell’arrivederci al 2023.
Foto: Mattia Bodo