Nel pomeriggio di Domenica 28 gennaio di fronte alla lapide che ricorda i nomi dei deportati di Casale e Moncalvo, all’ingresso della Sinagoga, vengono accesi sette lumi. Adriana Ottolenghi, alla guida della Comunità, ricorda l’importanza del gesto. Claudia De Benedetti chiama a farlo i rappresentanti della vita civile con cui questa realtà casalese è connessa.
Il primo lume lo accende il Sindaco di Casale, Federico Riboldi, insieme alle Istituzioni presenti, il secondo Don Mancinelli, per il mondo religioso e poi ancora la fiamma passa ai rappresentanti delle forze dell’odine, ai bambini in rappresentanza del futuro, alla famiglia Carmi (Romanin recita una preghiera Elio), a chi proviene da un Israele messo a dura prova e a chi ha raccontato il gesto di un Giusto tra le nazioni. Poi lentamente vengono scanditi i nomi dei 63 cittadini finiti nel meccanismo del KZ. Oltre all’impegno a ricordarli, oggi sembra più che mai importante non dimenticare perché furono uccisi.