Da anni il MIUR promuove lo studio di materie scientifiche, cercando di convincere sempre più studentesse italiane a intraprendere carriere scolastiche e lavorative che spesso purtroppo sembrano loro precluse.
È proprio nell’ambito del concorso “Donne e ragazze nelle STEM”, bandito da USR Piemonte AICA, che la 5^B Grafica e Comunicazione dell’IIS Leardi ha intervistato Martina Lessio, laureata in Chimica presso l’Università di Torino ed ora professoressa della facoltà di Chimica dell’Università di Sydney.
La classe, seguita dai docenti Maria Cristina Portinaro, Enrico Sperone e Daniele Talenti, ha voluto approfondire con la professoressa il tema del gender pay gap, ossia la disparità di salario tra uomini e donne, ancora esistente ma, secondo Lessio, in miglioramento, e le possibilità di impiego in ambito scientifico, in cui la disuguaglianza aumenta man mano che si presentano avanzamenti di carriera. Si è parlato, poi, della necessità di sostenere il talento femminile: Lessio ritiene importantissimo valorizzarlo, soprattutto nelle scienze pure, in cui le donne dimostrano ad esempio maggiore sensibilità riguardo le tematiche ambientali. La docente, inoltre, riferendosi anche alla propria esperienza personale, ha rimarcato l’importanza di esempi femminili che ricoprano posizioni professionali avanzate per incoraggiare le studentesse a proseguire la propria carriera nel settore delle STEM.
«Nell’ambito delle discipline STEM – hanno spiegato gli alunni e le alunne coinvolti nel progetto – il gender gap è ancora forte, come evidenziano i dati europei, e svantaggia donne e ragazze. A livello istituzionale sono state promosse numerose ricerche per comprendere i fattori che ancora oggi ostacolano la parità di opportunità nell’accesso a questo settore accademico e professionale, come stereotipi di genere e pregiudizi. Questa realtà si traduce in moltissime occasioni di crescita sprecate nel nostro Paese e in Europa, dove il contributo delle donne alla crescita economica e culturale potrebbe essere ancora più significativo».
In effetti, soprattutto in merito all’ultima domanda posta dagli alunni, ossia la possibilità di conciliare maternità e carriera, Martina Lessio ha descritto una realtà ben diversa da quella affrontata da molte docenti che lavorano nelle università italiane. La professoressa, madre di una bambina di due anni, afferma infatti che «Dipende moltissimo dal livello di supporto che una donna in carriera può avere da partner, famiglia e amici, oltre che dall’organizzazione per cui lavora. Nella mia università ci sono moltissime iniziative che forse non sono diffuse ovunque, come ho appreso anche da colleghi e colleghe italiane: ad esempio, abbiamo dei fondi riservati a persone che hanno avuto figli e vogliono riprendere la ricerca o anche portare con sé una persona di supporto quando si va in una conferenza o a visitare un collaboratore, senza costringere così la ricercatrice a separarsi dal figlio per un periodo che può essere anche relativamente lungo».
La professoressa Portinaro, oltre a ringraziare Martina Lessio, ha ribadito: «La nostra speranza è di vedere ridursi sempre di più la differenza di opportunità tra uomini e donne nel campo delle STEM, soprattutto grazie agli esempi positivi che possono arrivare dagli altri Paesi».