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Calcio – La stagione della rinascita nerostellata: a tu per tu con Davide Pozzati

La prima stagione dell’ASD Città di Casale si è conclusa con il match di Briga Novarese, valido per i quarti di finale di play-off Promozione.
Un campionato che è iniziato con tante (logiche) incertezze, ma che ha avuto una conclusione meravigliosa. Al di la del risultato del campo.
Nello staff nerostellato c’è un uomo che più di altri può aiutarci a riavvolgere il nastro. Un “ragazzo” che questa maglia l’ha vissuta nel vero senso della parola. Un ideale ponte tra presente e passato. Una competenza indiscutibile. Uno che questi 10 mesi li ha attraversati tutti, giorno dopo giorno. Davide Pozzati.

“Pinza”, quali sono i primi pensieri, le prime sensazioni dopo il fatidico triplo fischio finale?
“Innanzitutto la consapevolezza di aver dato tutto, di non avere nessun rimpianto. E’ stata una bella partita, dove le squadre hanno provato a superarsi giocando senza tatticismi. Sono stati più bravi loro e gli rinnovo i complimenti, ma anche noi abbiamo fornito una bella prestazione, uscendo a testa alta, tra gli applausi”.

Lo scorso mese di settembre sembra lontanissimo, ma se siamo arrivati fin qui è anche perché abbiamo attraversato un periodo di conoscenza e di crescita a dir poco imprescindibile.
“Siamo partiti da una fusione ed i tempi sono stati molto ristretti per organizzare una cosa complicata come una squadra che porta uno dei simboli più prestigiosi del calcio italiano. E’ normale che si sia fatta un po’ di fatica per trovare il passo giusto. Ci si è dovuti conoscere, ma si è lavorato sempre bene, sempre al massimo, fin dal primo giorno. Gli alti e bassi che hanno contraddistinto i primi mesi non hanno comunque impedito di assistere anche a delle belle partite”.

Un girone di andata comunque positivo, con 26 punti totalizzati e con ragazzi giovani che si sono messi in luce.
“Tutti hanno fatto il loro dovere. Senza un paio di infortuni avrebbero accelerato il loro inserimento ed il loro percorso di crescita. Mi riferisco agli stop di Dondi e Marianini, fondamentali nello spogliatoio e in allenamento per i giocatori più giovani”.

Il girone di ritorno è iniziato con l’unica cosa che ti mancava indossando la stella: la panchina da allenatore.
“Mi era già capitato di sostituire mister Perotti nella precedente esperienza allo Stay e come sempre ho cercato di dare il mio contributo, facendo leva sull’esperienza”.

Anche dopo l’arrivo di mister Perotti si è dovuto superare un periodo di adattamento al cambiamento. Poi la squadra ha definitivamente svoltato. Quale pensi sia stato il momento decisivo?
“Non credo che ci sia stato un momento preciso. Tutto ha avuto inizio dopo quelle sfortunate partite dove siamo stati raggiunti nei minuti finali. Il mister è stato bravo nel dare certezze al gruppo e lo spogliatoio ha riconosciuto un uomo di esperienza, che conosceva l’ambiente e che ha fatto leva sull’orgoglio di indossare il simbolo di una intera città”.

A livello personale, tra le tante soddisfazioni che hai avuto dai giocatori e dai tifosi, rimane indimenticabile il pomeriggio di Domodossola.
“Anche all’andata al Palli i dirigenti della Juventus Domo mi hanno salutato con affetto. A Domodossola è stato un pomeriggio speciale, perché in fin dei conti ho giocato in granata solo due anni, ma sono state stagioni importantissime per la società”.

Un quarto posto e due partite di play-off. Giusto così?
“Credo di si. Abbiamo centrato l’obiettivo iniziale ed abbiato finito la stagione in crescendo. Più dei play-off di Briga, fanno rabbia punti persi per strada in maniera banale. Avessimo vinto a Varallo, per esempio, si poteva andare a Baveno con un’altra prospettiva. Quella di vincere il campionato”.

Ti ha sorpreso l’affetto crescente e strabordante dei tifosi nerostellati? “Non mi ha sorpreso perché conosco bene la gente di Casale e so che sa dare tanto affetto, in maniera incondizionata. Siamo stati bravi nel ricreare questo connubbio e loro hanno riconosciuto e certificato il nostro impegno. La nostra genuinità. Sono stai il dodicesimo uomo in campo ed è proprio da qui che dovrà ripartire la nostra avventura”.

La stagione della rinascita va in archivio. Si volta pagina e si ricomincia. Con uomini come “Pinza” lo si fa con rinnovata fiducia.

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