Emergenza Coronavirus

Come l’elastico – Resilienza e coronavirus

Il termine “resilienza” è preso in prestito dalla tecnica e poi esteso, a mo’ di metafora, ad un ambito completamente diverso. In ingegneria si riferisce alla capacità di un materiale di resistere a forze dinamiche, agli urti, per esempio, assorbendo energia con deformazioni elastiche e plastiche.

Insomma, è l’attitudine che ha un elastico, quando viene tirato, a cambiare forma, ampiezza, ma a rimanere sempre integro e mantenere la sua natura. 

Se vogliamo tradurre questo concetto nella vita di tutti i giorni, diciamo che è un’abilità: quella di mantenere alti livelli di emotività, positività e benessere di fronte ad avversità significative. 

È una risorsa importante in qualunque momento della vita, e in particolare in momenti di grande pressione come quello che abbiamo e stiamo vivendo in questo periodo, infatti rappresenta una possibilità concreta di non andare in pezzi, flettersi di fronte a questa pressione e usare le capacità acquisite per reagire.

Possiamo “allungarci”, cambiare forma, e poi ritornare allo stato originale, ci possiamo adattare e ritornare a ciò che eravamo prima, integrando le “lezioni” apprese durante questa esperienza, nella vita presente e futura.

Ovviamente anche i soggetti dotati di resilienza sperimentano emozioni negative, ma hanno la capacità di accettarle come parte di sé senza cercare di combatterle o eliminarle. 

Se uno stress prolungato viene vissuto come incomprensibile diventa anche ingestibile, perché il benessere è connesso al senso di coerenza. Dunque, se ci concentriamo solo sul pericolo, ci sentiamo deboli, vulnerabili e senza il controllo della situazione. Al contrario, se i nostri sforzi sono incanalati sulla nostra capacità di risposta allo stimolo, ci sentiamo più bilanciati e abbiamo la situazione sotto controllo.

Quindi è importante concentrarsi sul pericolo, ma anche sulla nostra capacità di risposta: sì, siamo vulnerabili, ma non siamo impotenti. Questa è la chiave, ciascuno di noi può scoprire di avere la forza per reagire e di conseguenza di gestire la propria vulnerabilità. Dopo aver affrontato la vulnerabilità, di fatto, non rimane molto altro da superare nella vita: ne sono uscito più forte e posso usare questa forza per superare altre sfide.

Un modo per essere resilienti, è accettare quello che è accaduto e sta accadendo, e trovare il migliore adattamento possibile concentrandoci sulle nostre capacità e competenze. Ne abbiamo parlato nei precedenti articoli, esistono azioni pratiche, strategie, che si possono mettere in atto, soprattutto quando ci sentiamo sopraffatti dal senso di impotenza: sapere di poter fare qualcosa è il modo con cui ciascuno di noi può tornare a vivere dopo questo trauma collettivo.

Ciò che è successo può fungere da trigger, rispetto a memorie più antiche di impotenza, vulnerabilità e paura. Il fatto di identificare quali ricordi si sono attivati, può aiutare a gestire meglio il presente, per quanto doloroso esso sia. L’esperienza che abbiamo vissuto e che non è ancora terminata, ci ha costretti a tenderci un po’ di più ogni giorno, ci deformiamo, come un elastico, ma se sapremo lavorare nel modo giusto su questa esperienza, alla fine torneremo alla nostra forma originale, magari con qualcosa in più. 


Articolo a cura di:

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Elena Paiuzzi

Psicologa-psicoterapeuta cognitivo comportamentale e EMDR

www.psicologa-alessandria.it


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