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Solenne Pontificale in Rito Ambrosiano presieduta dall’Arcivescovo di Milano SE Mons. Mario Delpini

Sabato 6 luglio a Frassineto Po si è svolta la Solenne Celebrazione Eucaristica Pontificale in Rito Ambrosiano, presieduta dall’Arcivescovo di Milano S. Ecc. Mons. Mario Delpini e concelebrata dal Vescovo di Casale S. Ecc. Mons. Gianni Sacchi, dal Vescovo emerito di Mondovì S. Ecc. Mons. Luciano Pacomio e dal Prevosto della Collegiata di Sant’Ambrogio di Frassineto Po Canonico Don Samuele Battistella. Alla celebrazione hanno preso parte anche numerosi sacerdoti delle Diocesi di Casale Monferrato e della Diocesi Ambrosiana oltre ad autorità civili e militari. 

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Il solenne evento celebrativo si inserisce nelle celebrazioni del 400° anniversario della morte di Guglielmo Vidoni, sacerdote ambrosiano e mecenate frassinetese.
I canti liturgici sono stati eseguiti dal Coro dell’Unità Pastorale “Madonna dell’Argine” diretta da Anna Maria Figazzolo con all’organo Fàbri Miglietta.
Gugliemo Vidoni, giovane frassinetese, fu scelto da San Carlo Borromeo durante la visita pastorale del 1567, come suo allievo e portato a Milano con lo scopo di farlo diventare “uno dei più importanti personaggi del clero milanese”. 
Diventato sacerdote, rettore del Seminario Arcivescovile di Milano, oblato di San Carlo, prima canonico e poi prevosto della Basilica Apostolorum di Milano, mantenne sempre il suo legame con Frassineto Po, finanziando numerose opere. Con la Confraternita del Rosario fu il committente della grande e preziosa pala d’altare dedicata alla Madonna del Rosario, opera d’interesse nazionale, recentemente attribuita a Pellegrino Tibaldi e Simone Peterzano (1587). Finanziò il grande altare maggiore ligneo commissionato a Vercelli all’intagliatore valsesiano Pietro Sali, monumento di interesse nazionale, il battistero ligneo ottagonale di tradizione Ambrosiana e costruito a sue spese la Chiesa di San Giovanni Evangelista. 
Alla sua morte, nel 1624, donò a Frassineto Po (con l’autorizzazione del card. Federico Borromeo, in quanto oblato di San Carlo non poteva disporre dei sui beni) tutti i suoi preziosi averi come numerose suppellettili ambrosiane e indumenti sacri cinquecenteschi, molti arrivati fino ai giorni nostri.

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